Lo zucchero “veleno bianco”

Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare dello zucchero come veleno bianco. Il consumo di zuccheri è strettamente correlato con il rapido dilagare dei casi di obesità e di diabete, con patologie del fegato e cardiovascolari, con disturbi dell’umore e dell’apprendimento. Ma è ormai chiaro che non può essere il solo e unico responsabile di tutto ciò. Cerchiamo allora di fare chiarezza.

Al di là delle diete di tendenza, il corpo ha bisogno di zucchero. Le papille gustative riconoscono il gusto dolce e ci fanno apprezzare i cibi che lo portano. Il latte materno è dolce proprio per indurre il neonato alla suzione. La rete dei “recettori” dello zucchero si estende ben oltre la lingua, arrivando fino alle cellule adipose, al pancreas e perfino alla mucosa intestinale. Dopo il pasto inducono il sistema nervoso ad attivare i processi digestivi, stimolare gli ormoni della sazietà, e innalzare il consumo energetico.

La famiglia dei glucidi è vasta e si differenzia tra non digeribili e digeribili. Il primo gruppo è composto dalla fibra, la cellulosa e l’amido resistente. Questi elementi non influenzano il nostro metabolismo e svolgono un ruolo cruciale per la salute e per l’eubiosi dei microbiota, la comunità batterica che vive nel nostro intestino. Questi fermentano una parte di fibra (MAC carboidrati accessibili al microbiota) e ne estraggono gli acidi grassi a catena corta (FASC) molecole antinfiammatorie preziose per il benessere dell’organismo.

Gli zuccheri digeribili si dividono in semplici – glucosio, fruttosio e galattosio – e composti – saccarosio, maltosio e lattosio. Le papille gustative registrano solo il gusto di quelli semplici, che sono di fatto i più consumati. Quelli maggiormente indagati come “veleno bianco” sono glucosio e fruttosio. Ma serve una ulteriore distinzione! Gli zuccheri detti naturali appartengono ad un alimento, così come viene fornito dalla natura. Il gusto dolce di un frutto deriva dal contenuto “naturale” di fruttosio. Questo tipo cibo ci fornisce anche vitamine e sali minerali, micronutrienti essenziali, polifenoli e altre molecole importanti. Sono dunque alimenti con un alto valore nutrizionale.

A questi si contrappongono tutti quei cibi processati dall’industria alimentare, che contengono abbondanti quantità di zucchero aggiunto. il motivo è chiaro, devono attivare le nostre papille gustative, essere appetibili, desiderabili, perché così continueremo a ricercarli tra gli scaffali del supermercato. E non solo biscotti e merendine: gli zuccheri aggiunti sono “nascosti” in diversi prodotti tendenzialmente salati, ad esempio pane, salsa di pomodoro, ketchup, insaccati… per non parlare delle bibite zuccherate, una vera bomba calorica completamente priva di contenuto nutrizionale.

Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, stilate a prevenzione di obesità e formazione carie, invitano ad un consumo giornaliero di zuccheri aggiunti che non superi il 10% della quantità totale di energia assunta, specificando che sarebbe auspicabile scendere al 5%. Conti alla mano, queste percentuali rapportate al fabbisogno calorico di un adulto, rappresentano in media rispettivamente 50 gr di zucchero al giorno o 25 gr, nell’ipotesi maggiormente restrittiva. Tanto per avere un termine di confronto, diciamo che il cucchiaino e la bustina da bar contengono 5 grammi di zucchero ciascuno, al pari di una monoporzione di ketchup, una bibita in lattina 40 gr, un vasetto di yogurt bianco in media 13 gr. Le etichette dei prodotti da forno indicano la quantità totale di zuccheri, in molti casi non è specificato se proviene dal cereale stesso (naturale) o se inserito in fase di produzione. È ben noto che una sola fetta di pancarrè contiene una dose consistente di zucchero aggiunto. Si fa presto a comprendere che è proprio da qui, dalla trasformazione industriale di alimenti, che proviene quell’eccesso di zucchero “veleno bianco”, una vera minaccia per la salute, che colpisce un pubblico vastissimo, trasversale per età, cultura e luogo di appartenenza.

Non tutti gli zuccheri aggiunti sono uguali: alcuni sono più nocivi di altri. Tra questi Il fruttosio. Il suo potere dolcificante è maggiore rispetto al glucosio, eppure attiva con moderazione la produzione di insulina. Sembrava lo zucchero perfetto. I ricercatori in realtà hanno scoperto che il fruttosio segue vie metaboliche peculiari: passa con estrema facilità la barriera intestinale, per poi essere metabolizzato in fegato intestino e reni. Il fegato lo trasforma in grasso, che si accumula nella zona viscerale. Può inoltre influenzare negativamente l’attività cerebrale e la capacità riproduttiva . Inoltre il fruttosio si “dimentica” di stimolare gli ormoni della sazietà, induce pertanto lo stimolo della fame insiste e si ricorre in breve tempo ad un nuovo ulteriore spuntino. Cosa che non avviene quando si mangia per esempio la frutta, grazie all’apporto sinergico di tutti i suoi nutrienti.

L’industria alimentare usa uno zucchero composto estratto dall’amido di mais, processato ad alto contenuto di fruttosio: l’HFCS (high fruttuose corn syrup ) contiene infatti il 5% di fruttosio in più rispetto al composto saccarosio. Questo prodotto tanto diffuso e tanto presente nelle dispense occidentali, sembra essere un nemico acerrimo della forma ideale, uno dei fattori che maggiormente favoriscono l’accumulo di peso, la sindrome metabolica, l’obesità e tutte le conseguenze direttamente connesse. Ancora di più quando assunto attraverso le bevande.

E se pensi che ricorrere ai prodotti “diet” sia una buona soluzione, la scienza non può confermare. Anzi emerge un inquietante parallelismo tra lo sviluppo miliardario dell’industria “diet” e l’incremento della curva che riporta i casi di obesità.

Abbiamo certo bisogno di zucchero, ogni nostra cellula ne fa uso, ci siamo evoluti così. Mentre per i nostri antenati cacciatori e raccoglitori trovare lo zucchero era un’impresa, come del resto procacciarsi qualsiasi cibo, noi oggi siamo esposti ad un abuso di queste sostanze, per altro trattate chimicamente, aggiunte con pochi scrupoli in moltissimi alimenti processati, e in bevande dissetanti energizzanti rinfrescanti… Questi zuccheri non-naturali, altamente infiammatori, disturbano l’equilibrio del microbiota intestinale, favorendo la proliferazione di batteri potenzialmente patogeni, a discapito di quelli commensali. Ogni aspetto della nostra salute ne risente.

La comunità scientifica, e gli enti preposti al controllo della salute pubblica, concordano sulla necessità di ridurre il consumo smodato e inconsapevole di zucchero, veleno bianco, per prevenire malattie metaboliche, cardiovascolari, epatiche, e nervose. Queste restano comunque condizioni multifattoriali: flessibilità del sistema nervoso, igiene del sonno, sana attività fisica e contatto con la natura, sono elementi che favoriscono nuove ed equilibrate abitudini alimentari, e lo stato di benessere psicofisico.

Annalisa Lizza

NOTA LEGALE I contenuti qui esposti sono a solo scopo divulgativo e non intendono sostituirsi al parere professionale medico.

Pubblicato da annalisa lizza

Nata a Edimburgo nel 1969, sin da bambina sono affascinata dalla natura, meravigliosa e potente. Mi appassiono da giovane alle discipline olistiche che nascono dalle antiche medicine orientali. La vita ha in serbo per me una lunga esperienza nell’azienda di famiglia, che si occupa di moda. Viaggio per il mondo, conosco tante persone, e si fa sempre più chiaro che il vero benessere non deriva da quello che si possiede, ma da quanto si è fedeli al proprio sentire, alla propria missione. Operatrice olistica e Naturopata, ho passato gli ultimi anni a studiare le più recenti ricerche scientifiche, che si occupano di microbioma e attività mitocondriale, importanti attori del nostro benessere psicofisico. La mia parola d’ordine è “prevenzione”. Mi occupo di tecniche manuali ed energetiche che sostengono la capacità innata del corpo di tendere alla guarigione. Tre figli meravigliosi, uno splendido marito, due cani e un gatto sono i miei compagni di avventura in questa meravigliosa vita.